Intervista a Luigi Scarinzi

Luigi Scarinzi, classe ’68, amministratore di razza. Talmente di razza da sapere quando sbattere una porta e non restare abbarbicato ad una poltrona, così come ci ha dimostrato due anni addietro. Un’uscita di scena senza clamori, anticipata da una lettera, ma preceduta da mesi di resistenza. Una decisione travagliata per chi da solo rappresentava un quorum del totale. Disponibile come sempre, Luigi ci racconta la sua idea di quelli che dovrebbero essere gli interventi prioritari da operare “Con Benevento”, come recita il suo slogan elettorale.

Quale è il suo modello sostenibile per Benevento?
Fra le priorità di una città civile, figura anzitutto il welfare cittadino in ogni suo aspetto. Sostengo fermamente per esperienza diretta che il semplice sussidio, retaggio di una logica assistenziale rivelatasi fallimentare, non riduce gli ostacoli ad una famiglia, soprattutto se numerosa, per cui non può essere considerato l’unico strumento risolutivo. Il sostegno economico è molto importante, ma va accompagnato da altri decisivi interventi. Una vera “politica per la famiglia” incentrata sul contenimento dei costi degli asili nido, aiuto ai nuclei con anziani fragili a carico, sostegno a quelli numerosi o con disabili, sgravi fiscali. Affrontare e risolvere l’annosa questione degli asili nido comunali attraverso la riapertura in un caso o la riqualificazione nell’altro, consentirebbe vantaggi enormi per le famiglie, l’occupazione e la finanza pubblica. Per quanto riguarda la scuola, ammodernerei il patrimonio immobiliare scolastico per il tramite del Piano Nazionale consentendo la promozione di contratti di partenariato pubblico-privato, con un passaggio sulla mensa scolastica, ove in altra sede, avevo già previsto l’affidamento pluriennale del servizio di cottura e scodellamento dei pasti presso il centro e contestuale adeguamento normativo dei refettori a carico delle ditte. Sulle criticità riguardanti gli alloggi, queste potrebbero attenuarsi attraverso un inventario puntuale degli immobili comunali da convertire in centri abitativi temporanei per i cittadini senza alloggio, oltre ad una seria valutazione caso per caso affidata ad un apposito organo comunale istituendo una task force per prevenire l’occupazione.
Oltre alla delega ai Servizi Sociali, lei ha accettato di incaricarsi delle politiche ambientali. Quali suggerimenti le derivano dalla sua esperienza?
Seppur mai decollata, valida è la proposta avanzata dal sottoscritto di dotare la città di un impianto di compostaggio (digestore anaerobico) che ridurrebbe i costi di conferimento e smaltimento innescando un circuito virtuoso, così come dovrebbe accadere per la depurazione delle acque. Servizi per rifinanziare i servizi, intervenendo con urgenza anche sulla onerosa raccolta differenziata nelle contrade. Appare nel contesto, fondamentale una ricognizione del patrimonio dell’ente, per consentire il decollo di iniziative utili alla gestione e manutenzione di aree a verde e strutture relitte con un recupero delle stesse attraverso l’impegno attivo della società civile.
Come immagina il rilancio del commercio e delle attività produttive?
Necessario è istituire un’anagrafe delle attività produttive e commerciali, un front-office anche telematico, che funga da vetrina promozionale, per uno sviluppo armonico dedicato al centro storico che ne esalti le tipicità locali, ne favorisca l’insediamento di botteghe artigiane, accompagnando gli stakeholders con un regime di aiuti concertato e pianificando i servizi accessori parametrati sulla vocazione turistica beneventana. Urgente è il rilancio delle attività produttive, piegate dall’alluvione, mediante azioni di marketing proattivo capace di attrarre nuovi investimenti. Così come improcrastinabile risulta essere la riqualificazione dell’area mercatale di Piazza Commestibili. Funzionale al settore produttivo è il nevralgico sistema cittadino dei trasporti che va ripensato in chiave pubblico-privata, con un piano di risanamento industriale atto a recuperare il dato occupazionale ed ancor più, un regolamento per la gestione dei parcheggi.
Non è più il tempo di grandi proclami, ma delle azioni amministrative concrete e trasparenti. Governare il cambiamento lo si può fare solo attraverso l’esperienza, intesa come conoscenza dei bisogni e del proprio territorio.

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